L’enogastronomia italiana, insieme ad una tradizione culinaria famosa per ricchezza, varietà e qualità, rappresenta un patrimonio culturale ed economico che concorre significativamente al successo del “marchio Italia” nel mondo.
Intorno alla cultura enogastronomica, anche in forza di importanti flussi migratori dall’Italia verso altri Stati, si è sviluppata nel tempo una vera e propria rete internazionale di esercizi di ristorazione italiana.
All’inizio tale rete rappresentò sostanzialmente un punto di incontro privilegiato per gli emigranti italiani all’estero, in cui ritrovarsi di tanto in tanto per mitigare la nostalgia del paese d’origine o per ritrovarvi i “sapori” autentici di una cucina spesso molto diversa da quella locale.
Ben presto, le valenze indiscusse della cucina, la sapienza dei cuochi e la loro grande volontà di emergere, avviò gli esercizi di ristorazione italiana a divenire templi indiscussi e prestigiosi del mangiar bene e di qualità, attraverso un percorso sviluppatosi in tutto il mondo sulla base di tre “percezioni forti”: la valenza salutistica della dieta “mediterranea”, nella quale semplicità e gusto si coniugano alla equilibrata ripartizione di grassi e proteine; la qualità intrinseca riconosciuta ad alcuni prodotti (pasta, olio di oliva extravergine, salumi, formaggi, vini, ecc.); l’immagine dell’Italia, come meta turistica collegata al ricordo di sapori e gusti trovati in vacanza.
Ma non tutti i ristoranti hanno saputo seguire questa strada. Se ne sono via via aggiunti di nuovi, non sempre rispettosi delle tradizioni e della cultura della madre patria.
L’espansione di questa “insegna” ha raggiunto negli ultimi anni, secondo un’indagine condotta da Fipe e da ICE, circa 55-60 mila esercizi, di cui almeno 25 mila all’interno dei Paesi UE. Ma solo una parte di questi ha sviluppato la propria attività conservando legami forti con le radici del Paese d’origine.Troppo spesso, e troppo facilmente, tale ricchezza viene contraffatta nelle insegne e nei menù (c.d. “Italian Sounding”), priva com’è della protezione che può derivare da una qualsiasi codifica o da una classificazione.
Il disagio che ne deriva, al di là di evidenti effetti negativi sul versante dell’economia delle imprese di tutta la filiera agroalimentare, assume una forte rilevanza sociale se si pensa che la cucina italiana è il frutto del secolare processo storico di una società protagonista di significativi momenti della civilizzazione umana. Per una particolare attitudine degli Italiani ad occuparsi della qualità della vita e dei rapporti umani, la tavola è divenuta nella loro cultura il simbolo dell’ospitalità e dell’accoglienza familiare ed il cibo ha assunto il valore di una modalità per esprimere sentimenti, al pari della musica e dell’arte.
Per questi motivi la cucina italiana è un contributo al patrimonio dell’intera umanità e va difesa e protetta dalle adulterazioni e dalle falsificazioni per salvaguardarne la storia, la cultura, la qualità e la genuinità.
Nel dettaglio, l’articolo 1 reca le finalità della legge, che consistono nella diffusione e valorizzazione delle tradizioni enogastronomiche italiane attraverso la rete degli esercizi di ristorazione italiana all’estero.
L’articolo 2 definisce gli esercizi di “ristorazione italiana” (ristoranti, pizzerie, gelaterie) con specifico riferimento all’utilizzo predominante di prodotti italiani, così come ufficialmente riconosciuti dall’Unione Europea. L’articolo 3 istituisce, presso il Ministero dello Sviluppo Economico e sotto la presidenza del Ministro, il “Comitato per la Tutela e la Promozione della Ristorazione Italiana nel Mondo”. Esso include rappresentanti qualificati del Ministero degli Affari Esteri, del Ministero dello Sviluppo Economico (area Internazionalizzazione), del Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, del Ministero dei Beni e le Attività Culturali, dell’Istituto Nazionale per il Commercio con l’Estero (ICE), dell’UNIONCAMERE (Unione Italiana delle Camere di Commercio, Industria, Artigianato, Agricoltura), dell’ASSOCAMERESTERO (Associazione Camere di Commercio all’Estero), dell’ENIT (Agenzia Nazionale del Turismo), del Tavolo Stato-Regioni (Conferenza Unificata ex art.8 D.L. 281/1997), delle associazioni maggiormente rappresentative della ristorazione italiana all’estero e del ConsiglioGenerale degli Italiani all’Estero (CGIE).L’articolo 4 definisce il collegamento tra la rete degli esercizi di ristorazione italiana nel mondo e gli enti/organi deputati alla promozione all’estero dei prodotti enogastronomici italiani.L’articolo 5 istituisce la “Conferenza della Ristorazione Italiana nel Mondo” quale momento annuale di incontro al fine di diffondere e valorizzare le tradizioni enogastronomiche italiane, nonché quale ambito ufficiale per il conferimento del marchio di qualità “Ristorante Italiano nel Mondo”, “Pizzeria Italiana nel Mondo” e “Gelateria italiana nel Mondo”.L’articolo 6, infine, reca una norma di idonea copertura finanziaria.
Roma 1 Febbraio 2011
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