L’accordo economico e commerciale globale (Comprehensive Economic and Trade Agreement-CETA) tra Ue e Canada, i cui negoziati erano stati avviati nel maggio del 2009, è stato firmato il 30 ottobre 2016, in occasione del 16º vertice UE-Canada.
Ottenuto il consenso del Parlamento europeo nel febbraio 2017 e completata la ratifica da parte del Parlamento canadese, il CETA è entrato in vigore, in via provvisoria, il 21 settembre 2017, per le materie che rientrano nella competenza UE.
Con l’applicazione provvisoria verranno liberalizzati da subito gli ambiti di competenza esclusiva della UE, primo tra i quali il commercio di beni tra le parti. Già dal primo giorno di applicazione dell’accordo si potrà quindi concretizzare il principale beneficio di immediata fruibilità per le imprese, ossia l’abbattimento/azzeramento dei dazi per le importazioni e le esportazioni con il Canada.
L’applicazione in via definitiva avverrà, invece, dopo la ratifica da parte dei Parlamenti nazionali dei Paesi UE e consentirà l’attuazione anche delle disposizioni che ricadono sotto le competenze degli Stati membri.
Per quanto attiene il procedimento di ratifica dell’Accordo da parte del nostro Parlamento, il relativo disegno di legge è stato ormai completato ed è attualmente all’esame delle Camere.
Le materie di competenza degli Stati membri che non entrano in applicazione provvisoria sono: protezione degli investimenti, accesso al mercato per gli investimenti di portafoglio – ma non per gli IDE, già possibile con l’applicazione provvisoria in quanto di competenza esclusiva UE – risoluzione delle controversie in materia di investimenti con il sistema delle corti, camcording – nel quadro della tutela dei diritti di proprietà intellettuale – procedure, riesami e ricorsi amministrativi a livello di Stati Membri, un articolo sulle misure fiscali).
Infine, l’applicazione del capitolo Sviluppo Sostenibile e di quello relativo a Commercio e Lavoro, nonché alle Misure di Difesa Commerciale rispetterà la distribuzione delle competenze tra l’Unione e gli Stati membri.
Il CETA è il primo accordo commerciale raggiunto dall’UE con un partner G7, un Paese con cui abbiamo ampie similitudini dal punto di vista culturale, sociale ed economico. Al momento, rappresenta il modello più avanzato di accordo commerciale negoziato dall’UE, si inserisce nel quadro della strategia “Commercio per tutti” dell’Unione europea del 2015 e comprende disposizioni vincolanti sul mantenimento di elevati standard ambientali e sociali, la più ampia liberalizzazione di linee tariffarie nella storia dei negoziati commerciali dell’UE, oltre alla liberalizzazione di importanti settori dell’economia tra cui i servizi, gli investimenti e gli appalti pubblici, nonché l’abbattimento delle barriere non tariffarie e la tutela della proprietà intellettuale.
Il vantaggio più immediato per imprese e consumatori sarà l’abbattimento dei dazi: In termini di accesso al mercato delle merci, nel complesso sarà liberalizzato il 98.6% delle linee tariffarie canadesi e il 98.7% di quelle europee. A partire dall’entrata in vigore è prevista la liberalizzazione del 98.2% delle linee canadesi e del 97.7% delle linee europee, mentre per lo 0.5% dei prodotti canadesi e l’1% di quelli UE (principalmente beni del settore agroalimentare: alcuni tipi di carne, latte e derivati, sostanze albuminoidi; prodotti a base di amidi) sono stati previsti periodi transitori che vanno dai 3 ai 5 ai 7 anni. Con l’eliminazione dei dazi canadesi, il CETA potrà contribuire ad accrescere le opportunità di mercato per le aziende produttrici ed esportatrici europee, comprese le PMI, nei settori industriale ed agricolo (benefici che si estenderanno anche ai consumatori).
Per i prodotti industriali, la liberalizzazione delle tariffe a regime sarà pari al 100%, di cui il 99,6% (Canada) e il 99,4% (UE) all’entrata in vigore. Tra i pochi prodotti non liberalizzati all’entrata in vigore, ve ne sono alcuni del settore automotive, che saranno liberalizzati su base reciproca in 3, 5 e 7 anni.
Per gli esportatori UE, a regime, questo dovrebbe tradursi in un risparmio medio in dazi di 470 milioni di euro.
A partire dal terzo anno dell’entrata in vigore verrà inoltre eliminata la regola del “Duty Draw Back” (rimborso della tassa pagata su materiali importati per la manifattura di beni in loco) per la maggioranza dei beni.
Per i prodotti agricoli e agroalimentari, verranno liberalizzate il 91,7% delle linee tariffarie canadesi (di cui il 90% all’entrata in vigore) e il 93,8% (92,2% all’entrata in vigore) delle linee UE, con staging fino a 7 anni.
Equilibrato anche il risultato per quanto riguarda l’accesso al mercato agroalimentare per i prodotti sensibili, per i quali è prevista l’applicazione di contingenti tariffari (TRQs) (nel caso di manzo, maiale e mais per l’UE e di prodotti lattiero-caseari per il Canada) o l’esclusione dalla liberalizzazione (pollo, tacchino, uova).
Le concessioni fatte dall’UE per l’ingresso di carne canadese a dazio zero riguardano poco meno di 46.000 tonnellate di manzo (di cui 31.000 per tagli freschi), che aggiunte alle 4000 tonnellate già concesse in passato costituiscono lo 0,6% del consumo totale dell’UE. Per quanto riguarda la carne di maiale, il contingente offerto al Canada riguarda 75.000t, che unite all’attuale TRQ di 4600 t costituisce lo 0,4% del consumo totale UE.
A compensazione di tali quote, l’UE ha ottenuto dal Canada l’apertura di un nuovo contingente di formaggi pari a 17.700 tonnellate, di cui 16.000 destinate a formaggi di qualità e 1700 t a formaggi industriali. In totale, grazie anche ad un incremento della quota OMC, potranno essere esportati in Canada 18.500 tonnellate (con un incremento del 130% rispetto alla quota attuale, pari a oltre il 4% del mercato canadese).
Al riguardo, va rimarcato che l’Italia è il maggior esportatore UE di formaggi, con un fatturato di export pari a 40 milioni di euro (attualmente al di fuori della quota OMC il dazio è proibitivo: 227%).
Per il grano tenero (bassa e media qualità) il contingente esistente a livello OMC a favore del Canada verrà portato a 100.000 tonnellate a dazio zero; in compenso, l’UE otterrà l’eliminazione dei dazi sulle attuali quote OMC di prodotti lattiero caseari, uova e pollame.
Ci sarà quindi reciprocità tra le quote dei prodotti in Canada e quelle in Europa ed entrambe saranno gestite con un sistema di licenze.
Anche per quanto riguarda i prodotti della pesca il CETA prevede l’eliminazione del 100% dei dazi in periodi transitori di 3, 5 o 7 anni.
Va evidenziato, inoltre, come tutte le importazioni dal Canada dovranno conformarsi agli standard UE in materia di sicurezza alimentare, compresa la legislazione sugli OGM, la normativa sull’impiego di ormoni e antibiotici nella produzione alimentare e il principio di precauzione.
Un altro importante risultato attiene ad alcuni interessi agricoli offensivi dell’UE, quali i prodotti a base di zuccheri, le preparazioni a base di cacao, pasta e biscotti, frutta e verdura e relative preparazioni, i cui dazi ad valorem (oggi dell’ordine del 10-25%) verranno eliminati.
Sebbene il livello di protezione tariffaria medio del Canada fosse già relativamente basso, persistevano tuttavia numerosi “picchi” tariffari in settori strategici per il Made in Italy, quali macchinari industriali (1 miliardo di export e dazi fino al 9,5%), mobili (anche qui il 9,5% e 128 milioni di export), calzature (dazi al 20%), prodotti in pelle (50 milioni di export, dazi fino a 13%) e, per il settore agroalimentare, vino (300 milioni di export e dazi fino ai 7 centesimi al litro), pasta (fino all’8,5%), cioccolata (fino al 6%), pomodori (fino all’11,5%), acque minerali (esportazioni 39 milioni di euro, dazi 11%).
In materia di barriere tecniche al Commercio (TBTs) e barriere non tariffarie (NTBs), l’accordo recepisce quanto previsto nell’ambito del “WTO TBT Agreement on Technical Barriers to Trade”. Per quanto riguarda le NTBs, l’accordo prevede l’armonizzazione delle “Good manufacturing practices” (GMPs) relative ai prodotti farmaceutici ed il riconoscimento di standard tecnici UN-ECE nel settore automobilistico.
Il capitolo TBT contiene inoltre disposizioni atte a migliorare la trasparenza e collaborazione nel campo dei regolamenti tecnici. In particolare, l’UE e il Canada hanno convenuto di riconoscere reciprocamente i certificati di conformità dei prodotti Ue destinati all’esportazione in Canada e viceversa, in settori relativi agli apparecchi elettrici, elettronici e radiofonici, ai giocattoli, ai macchinari o agli strumenti di misura. In tal modo, le Parti eviteranno di effettuare le medesime prove, con una considerevole riduzione dei costi a beneficio di produttori (in particolare PMI) e consumatori.
Con riferimento a vini e spiriti, che rappresentano la principale voce di esportazione agricola dell’UE verso il Canada, l’eliminazione tariffaria verrà accompagnata dalla rimozione di numerose barriere, tra cui quelle non tariffarie. È stata anche prevista l’inclusione nel CETA dell’Accordo sui vini e sulle bevande spiritose.
Per quanto riguarda il Capitolo Servizi e investimenti, il CETA è di gran lunga l’accordo di più ampia portata mai concluso dall’UE, in quanto prevede la liberalizzazione di un ampio numero di settori, compresi i servizi finanziari, i servizi marittimi, le telecomunicazioni, l’e-commerce e i servizi postali.
In particolare, l’accordo prevede l’opportunità per i prestatori di servizi di trasporto marittimo – anche specializzati nei settori del dragaggio e della movimentazione container – di usufruire di un canale privilegiato per l’approvazione di progetti di investimento a livello federale e provinciale.
Per quanto riguarda i servizi finanziari, fatto salvo quanto previsto all’Annesso I sulle riserve, viene garantita l’applicazione delle norme in vigore al momento della sottoscrizione anche in ambito di cross-border insurance, reinsurance, intermediazione e management di portafoglio.
Per tutti i settori dei servizi, come i servizi ambientali, le telecomunicazioni e i servizi finanziari, l’accesso al mercato è assicurato a livello federale e – per la prima volta – anche a livello provinciale.
Le imprese usufruiranno altresì di una adeguata protezione per i loro investimenti, in quanto nel CETA viene incluso per la prima volta il nuovo meccanismo di risoluzione delle controversie RID-ICS (Resolution Investment Dispute – International Court System) che introduce innovazioni importanti, quali l’istituzione di un tribunale di primo e grado e di uno di appello, mantenendo al contempo il pieno diritto dei governi di legiferare e di perseguire obiettivi di interesse pubblico, come la protezione della salute, della sicurezza o dell’ambiente.
Per quanto riguarda l’accesso ai fornitori canadesi, questo è garantito in particolare nel settore minerario, servizi energetici, ambientali e professionali. Tuttavia, per alcuni settori sensibili, il CETA fa salva la possibilità per l’UE e gli Stati membri di introdurre misure restrittive o quantitative in settori previsti all’Allegato II (in particolare monopoli pubblici e diritti esclusivi per servizi di pubblica utilità – gestione dei rifiuti, trasporti pubblici, istruzione, sanità, servizi sociali, approvvigionamento idrico). Il CETA non contiene alcun obbligo di privatizzare tali settori in futuro, anzi consente ad un governo di uno SM di revocare qualsiasi decisione autonoma eventualmente adottata per la loro privatizzazione.
Attualmente l’Italia esporta servizi verso il Canada per 1,4 miliardi di euro, principalmente sotto forma di servizi assicurativi e pensionistici, telecomunicazioni e servizi di ingegneria.
Il CETA prevede inoltre facilitazioni per il trasferimento temporaneo di personale tra l’UE e il Canada, anche al fine di agevolare le operazioni delle aziende europee nel paese nordamericano.
Questo sarà particolarmente vantaggioso per le aziende che forniscono servizi di assistenza post vendita (a seguito di esportazioni di attrezzature, macchinari o software ITC). Sarà inoltre più facile per i prestatori di servizi professionali fornire temporaneamente servizi legali, contabili, di architettura o simili.
L’Accordo stabilisce altresì un quadro atto ad agevolare il riconoscimento reciproco delle qualifiche professionali (MRAs) in professionali regolamentate quali architetti, contabili, ingegneri o avvocati, attraverso la negoziazione di accordi di settore tra pertinenti organizzazioni professionali nell’UE e in Canada, che dovranno poi essere confermati dai governi delle due parti.
Relativamente agli investimenti, oggi gli IDE italiani in Canada ammontano a 1,7 miliardi di euro. Le aziende italiane hanno notevoli interessi nei settori energetico, agroalimentare, automotive, manifatturiero, informatico. Gli IDE canadesi in Italia sono pari a 306 milioni di euro e, in prospettiva, potrebbero diventare una fonte di crescita e posti di lavoro.
N.B. La cultura e in particolare i servizi audiovisivi, vantano uno status particolare nelle nostre società. Il CETA riafferma dunque il diritto delle Parti di adottare misura a tutela e promozione della diversità culturale e a rispettare la Convenzione UNESCO. L’Accordo non vieta la possibilità per i Governi di sovvenzionare le attività culturali.
Il settore audiovisivo, come previsto dalle direttive negoziali, è totalmente escluso da impegni di liberalizzazione nel CETA.
Il CETA presenta importanti opportunità anche nel campo degli appalti pubblici, dove l’UE ha ottenuto un grado di apertura inedito, soprattutto per gli appalti a livello sub-federale, in settori come il trasporto ferroviario, l’energia o le utilities.
Si stima che le dimensioni del mercato canadese degli appalti pubblici a livello provinciale siano il doppio di quelle del suo equivalente federale.
Le limitazioni riguarderanno solo due settori in due Province: in particolare, nelle Province di Ontario e Quebec l’UE avrà accesso all’80% del mercato nel settore dei servizi energetici; nelle stesse province, per le gare relative ai materiali di trasporto, incluso il settore ferroviario, l’accesso sarà soggetto ad alcune limitazioni (”local value”, in cui è stato però fatto rientrare anche il costo della manodopera), mentre sarà incondizionato nelle restanti province.
I settori in cui l’Italia può beneficiare di un accesso alle commesse pubbliche sono i materiali di trasporto e gli impianti di produzione elettrica.
Di notevole interesse per le nostre imprese potrebbe inoltre essere il Programma di sviluppo infrastrutturale, di recente approvato dal Parlamento canadese, del valore di circa 60 miliardi di dollari per spese da effettuarsi nei prossimi 10 anni.
Il capitolo sui diritti di proprietà intellettuale si ispira alle regole previste nell’ambito del TRIPS (WTO Agreement Intellectual Property Rights). Oltre alle disposizioni su copyright, marchi, design, uno dei risultati principali riguarda il settore farmaceutico (brevetti, farmaci generici, protezione dei dati) per il quale si sono ottenute condizioni di maggiore parità tra il Canada e l’UE, tra cui un periodo di protezione supplementare dei brevetti in Canada di due anni. Inoltre, il Canada rafforzerà le misure di lotta all’ingresso di merci contraffatte per quanto concerne il marchio, merci usurpative per quanto concerne il diritto d’autore e merci contraffatte per quanto concerne l’indicazione geografica.
Un altro risultato altamente positivo, soprattutto se si considera la posizione iniziale del Canada, è quello della tutela delle Indicazioni geografiche. In questo ambito, infatti, l’UE ha ottenuto dal Canada, paese tradizionalmente estraneo a questo tipo di sistema, il riconoscimento delle IIGG europee, se pure con alcune graduazioni:
124 delle 145 IIGG proposte da parte europea di cui 41 italiane beneficeranno di una piena tutela attraverso l’accordo.
Cinque indicazioni geografiche avranno coesistenza con i marchi già registrati precedentemente in Canada. Tra di esse figurano i nostri tre prosciutti (Prosciutto di Parma, Prosciutto San Daniele, Prosciutto Toscano), un salame ungherese ed un foie gras francese. Questo significa che il Prosciutto di Parma potrà finalmente entrare ed essere commercializzato sul mercato canadese con il suo marchio, dopo 40 anni di commercializzazione con la denominazione di “Original Prosciutto”. Si tratta di un ottimo risultato per l’UE, in quanto stabilisce per la prima volta in un paese di common law una deroga dal principio “first in time, first in right”
Una terza forma di trattamento riguarda il Parmigiano Reggiano (e altri 8 prodotti UE) che verrà riconosciuto e tutelato come indicazione geografica, ma sarà prevista la coesistenza sul mercato canadese con prodotti aventi il nome generico in traduzione di “Parmesan”.
Per altri formaggi IIGG i cui nomi sono considerati generici nel mercato nordamericano (Asiago, Fontina e Gorgonzola, oltre a Feta e Munster) è stata individuata una soluzione ad hoc che prevede, accanto al riconoscimento e alla la coesistenza con marchi già presenti (ma con divieto di registrazione di nuovi marchi a partire dall’ottobre 2013), il divieto di “evocazione”, l’obbligo di origine da indicare sull’etichetta in modo chiaro e visibile e l’obbligo di ulteriore differenziazione per i prodotti introdotti sul mercato dopo la data di cut-off attraverso diciture volte ad evitare pratiche di Italian sounding.
Inoltre, la lista di indicazioni geografiche è una lista aperta, con la possibilità, quindi, di eventuali inclusioni future per ulteriori doc/dop/igp.
Sebbene tale risultato non costituisca un optimum in assoluto (dal momento che in ogni negoziato di libero scambio si dovrebbe puntare, per le IIGG, ad una tutela di tipo “TRIPS plus”), si tratta, in ogni caso, del migliore risultato possibile.
Un altro capitolo cruciale del negoziato è stato quello delle regole di origine (RoO), soprattutto con riferimento al settore auto e tessile. É stato stabilito che le RoO si baseranno su quelle standard dell’UE, anche se per alcuni limitati settori (auto, tessili, pesce e qualche prodotto agricolo o agricolo trasformato) è stato necessario un compromesso sotto forma di deroga quantitativa dalla regole di origine.
Tra questi, va ricordata l’accettazione, da parte UE, di un contingente di 100.000 auto annue per 7 anni a RdO semplificate (cd contingente d’origine che prevede, in deroga alla regola standard, un contenuto di prodotto non originario pari al 70% in valore). Dal momento che attualmente l’export canadese è di 11.000 auto, si tratta di un ottimo risultato per Fiat/Chrysler.
Per quanto riguarda invece i prodotti della pesca, si prevedono deroghe che tengano conto delle stagioni di pesca in cui le flotte canadesi entrano in acque USA, oltre a contingenti in deroga per un numero limitato di prodotti sensibili.
Il CETA lascia aperta la possibilità di estendere il cumulo a paesi terzi con i quali il Canada e l’UE hanno sottoscritto un accordo di libero scambio a condizione che l’ FTA con tali paesi preveda il cumulo.
Requisiti per esportare a dazio zero. a) Origine delle merci. La liberalizzazione si applica ai beni originari dell’UE per le esportazioni verso il Canada e, viceversa, ai beni originari del Canada per le importazioni in UE. Requisito necessario è dunque che il bene che si esporta verso il Canada sia stato, o interamente ottenuto in UE, oppure abbia subito in UE una lavorazione sufficiente tale da conferirgli l’origine preferenziale UE. Le Regole di Origine illustrate nell’Allegato 5 dell’Accordo forniscono i dettagli, per ciascun prodotto, sul criterio o sulla fase di lavorazione da considerare per l’acquisizione dell’origine preferenziale. Pertanto, per godere della esenzione daziaria, è fondamentale che l’esportatore verifichi con esattezza quanto specificato in questo allegato.
Requisiti per esportare a dazio zero; b) Dichiarazione di Origine e Status di Esportatore Autorizzato. Il Trattato prevede l’utilizzo della “dichiarazione di origine” per poter beneficiare delle preferenze daziarie e rinvia alla legislazione interna delle parti contraenti la regolamentazione della stessa. Nel testo della “dichiarazione di origine” previsto dall’accordo (Allegato 2, contenuto nel Testo completo dell’Accordo), inoltre, si cita espressamente l’”autorizzazione doganale”, specificando in nota che essa verrà inclusa se l’esportatore è autorizzato o registrato (pertanto non è obbligatoria). In altri termini, per poter beneficiare delle preferenze daziarie non è previsto l’utilizzo dell’EUR1, ma la “dichiarazione di origine”;
inoltre, a partire dal 1° gennaio 2018, per poter beneficiare del trattamento preferenziale previsto dall’Accordo per spedizioni di valore superiore a 6.000 euro, gli esportatori UE dovranno essere registrati nella banca dati REX, la nuova modalità di certificazione dell’origine introdotta dall’Unione.
Nel quadro del CETA, l’UE e il Canada ribadiscono il loro impegno a favore dello sviluppo sostenibile. Entrambe le Parti convengono che gli scambi e gli investimenti dovrebbero promuovere la protezione dell’ambiente e dei diritti dei lavoratori, e non andare a loro discapito. L’UE e il Canada si impegnano affinché il CETA contribuisca a garantire che la crescita economica, lo sviluppo sociale e la protezione dell’ambiente siano obiettivi complementari. Il CETA integra gli obblighi dell’UE e del Canada in merito all’osservanza delle norme internazionali in materia di diritti dei lavoratori (Convenzioni ILO) e di protezione dell’ambiente (MEAs) e conferisce alla società civile dell’UE e del Canada un ruolo importante nell’attuazione degli impegni in questi settori; ribadisce l’impegno a promuovere l’uso e il commercio sostenibile delle risorse naturali, quali foreste e prodotti della pesca e promuove pratiche commerciali e di investimento a sostegno degli obiettivi di sviluppo sostenibile, come la Corporate Social Responsibility delineata dalle linee guida OCSE e gli schemi eco-label e fair trade. Istituisce inoltre una procedura di risoluzione delle controversie che comprende consultazioni governative e un meccanismo di revisione di esperti indipendenti.
Il CETA avrà positive ricadute in termini di crescita e occupazione e nuove opportunità per il commercio e gli investimenti tra l’Unione europea e il Canada, grazie a un migliore accesso al mercato per le merci e i servizi e a norme rafforzate in materia di scambi commerciali per gli operatori economici.
Il CETA produrrà benefici anche attraverso una armonizzazione delle procedure doganali, riducendo i costi burocratici, soprattutto per le PMI. Oltre alla riduzione degli ostacoli amministrativi, il CETA avrà effetti significativi sulle barriere non tariffarie, favorendo l’armonizzazione, dove possibile, od il mutuo riconoscimento, di norme e standard tecnici, abbattendo i costi per le certificazioni, la marcatura o l’etichettatura dei prodotti, oggi particolarmente onerosi per le imprese di piccola e media dimensione.
Aprendo i mercati, il CETA dovrebbe contribuire inoltre ad apportare benefici per i consumatori, mantenendo bassi i prezzi e offrendo una scelta più ampia di prodotti di qualità.
Già oggi la bilancia commerciale bilaterale tra Italia e Canada è positiva: l’Italia è l’ottavo fornitore del Canada con un volume di interscambio bilaterale di oltre 5 miliardi di Euro nel 2015, esportazioni per 3,7 miliardi di euro e un saldo positivo di 2,2 miliardi di euro.
L’interscambio è peraltro caratterizzato da un buon grado di complementarietà, con esportazioni italiane verso il Canada soprattutto di macchinari, prodotti chimici, mezzi di trasporto, prodotti alimentari e bevande ed importazioni dal Canada di cereali, pasta di legno, macchinari e combustibili minerali.
Si stima, infine, che il CETA potrà determinare una crescita dell’interscambio UE-Canada di beni e servizi di circa il 23%, equivalente a circa 26 miliardi di euro, e la creazione di posti di lavoro attraverso l’aumento di scambi commerciali ed investimenti (ogni miliardo di euro in esportazioni provenienti dall’UE supporta in media 14.000 posti di lavoro, i quali tendono a essere meglio remunerati rispetto a quelli che non dipendono dalle esportazioni).
Per l’Italia sarà importante l’abbattimento di dazi su beni di rilievo per il nostro export come macchinari industriali (1 miliardo di export e dazi fino al 9,5%), mobili (anche qui il 9,5% e 128 milioni di export), calzature (dazi al 20%). Per quanto riguarda il settore agroalimentare, l’Italia si gioverà dell’abbattimento dei dazi doganali su alcuni prodotti-chiave del suo export come vino (300 milioni di export e dazi fino ai 7 centesimi al litro), pasta (fino all’8,5%), cioccolata (fino al 6%), pomodori (fino all’11,5%), acque minerali (esportazioni 39 milioni di euro, dazi 11%), prodotti in pelle, di cui il nostro Paese è il principale esportatore UE verso il Canada (50 milioni di export, dazi fino a 13%).
Perché concludere un accordo commerciale:
un accordo commerciale è sensato concluderlo se consente di conseguire 3 elementi:
1) Maggiore ricchezza – derivante dalle maggiori esportazioni – con ricadute in termini di occupazione;
2) Diminuzione dei prezzi per i consumatori;
3) Chiarezza di regole.
Il CETA è ad oggi l’accordo che meglio di tutti mira a conseguire i 3 obiettivi:
1) Maggiore ricchezza
L’ampliamento delle esportazioni genera ricchezza: affermazione di buon senso suffragata dai fatti. Nei quattro anni successivi all’entrata in vigore dell’accordo con la Corea del Sud, le esportazioni dell’UE verso questo paese sono aumentate rapidamente, del 55% per quanto riguarda le merci e del 40% nei servizi. Di media, ogni miliardo di euro in esportazioni UE supporta 14 000 posti di lavoro nell’UE, i quali tendono a essere meglio remunerati rispetto a quelli che non dipendono dalle esportazioni: fino al 15% in più nel caso dei posti di lavoro altamente qualificati. Con il CETA l’UE beneficerà di un migliore accesso ai consumatori canadesi che dispongono di redditi alti: il Canada, infatti, 11° PIL al mondo e fortemente legato a gusti europei, potrà rappresentare un possibile “secondo mercato” o “secondo prodotto” per le oltre 100.000 imprese esportatrici italiane (la metà circa del totale) che sono “monomercato” o “monoprodotto”. Inoltre l’eliminazione del 99% dei dazi sui prodotti industriali e del 92% dei prodotti agroalimentari farà risparmiare agli esportatori europei circa 500 milioni.
Naturalmente la ricchezza europea potrà accrescersi sia grazie alle esportazioni dirette di prodotti verso cittadini acquirenti (consumatori), sia verso le Pubbliche Amministrazioni canadesi. Grazie al CETA, infatti, le imprese dell’UE potranno presentare offerte per gli appalti pubblici in Canada a tutti i livelli di governo, includendo per la prima volta anche le amministrazioni provinciali, responsabili di una parte consistente della spesa pubblica del Canada. Ogni anno, la spesa per l’acquisto di beni e servizi a società private da parte del governo federale, delle province e dei comuni canadesi ammonta a oltre 30 miliardi di euro. Le imprese europee saranno le prime società straniere ad ottenere questo livello di accesso agli appalti pubblici canadesi. Nessun altro accordo internazionale concluso dal Canada offre opportunità analoghe. Il Canada creerà inoltre un sito web unico sugli appalti elettronici con informazioni su tutte le gare d’appalto per garantire che le imprese dell’UE possano trarre vantaggio da queste nuove opportunità.
Significativamente il CETA focalizza su un settore innovativo delle esportazioni, il cui impatto sul PIL è ben maggiore di quello che hanno i prodotti industriali e i prodotti agroalimentari: i servizi. La ricchezza europea si potrà pertanto accrescere grazie ai servizi (telecomunicazioni, energia, trasporto marittimo, finanza, ingegneria etc.) che i fornitori europei potranno svolgere in Canada (si stima 5,8 miliardi di euro l’anno).
2) Diminuzione dei prezzi per i consumatori
L’apertura dei mercati può mantenere bassi i prezzi in Europa, offrendo ai consumatori una scelta più ampia pur nel rispetto, come vedremo, di alti standard di processo e di prodotto. Inoltre la summenzionata eliminazione del 99% dei dazi sui prodotti industriali e del 92% sui prodotti agroalimentari si tradurrà in risparmio per gli importatori di semilavorati dal Canada che si tradurrà in un costo minore del prodotto finale nel mercato UE.
3) Chiarezza di regole
Le prime regole certe saranno quelle per i consumatori: le norme e i regolamenti in materia di sicurezza alimentare, sicurezza dei prodotti, protezione dei consumatori, salute, ambiente, protezione sociale e lavoro, resteranno immutati e tutte le importazioni dal Canada dovranno soddisfare le normative UE in materia di prodotti – senza eccezioni.
Vi sono poi regole certe per le numerose barriere tecniche che ostacolano le PMI che vogliono esportare in un mercato: il CETA contiene un capitolo specifico con norme di convergenza in materia di regolamenti tecnici. Secondo le stime, questo potrebbe portare a guadagni fino a € 2.9 miliardi di euro all’anno per l’UE.
L’accordo fornisce inoltre un quadro per il futuro riconoscimento reciproco delle qualifiche nell’ambito di professioni regolamentate. Attualmente, la mancanza di requisiti coerenti per i professionisti costituisce un ostacolo, specialmente per la prestazione di servizi transfrontalieri. I cittadini UE, grazie alla chiarezza di queste norme, potranno quindi svolgere la propria attività e trovare un potenziale terreno per un’impresa (anche artigianale) in Canada.
Vi è poi il tema delle norme per proteggere i prodotti UE in mercati terzi da contraffazione o indicazioni fallaci: il CETA riconosce lo status speciale e offre protezione sul mercato canadese a numerosi prodotti agricoli europei con un’origine geografica specifica. L’uso delle indicazioni geografiche (IG), come Grana Padano, Roquefort, olive Elia Kalamatas o Aceto balsamico di Modena, sarà riservato in Canada ai prodotti importati dalle regioni europee dalle quali provengono tradizionalmente. L’accordo prevede anche la possibilità di aggiungere in futuro anche altre denominazioni di prodotti all’elenco. Inoltre, alcune IG famose dell’UE, come prosciutto di Parma e prosciutto di San Daniele, saranno autorizzate a utilizzare la propria denominazione se vendute in Canada, cosa che per più di 20 anni non è stata possibile.
Vi è da ultimo il tema della protezione degli investimenti che le imprese europee realizzeranno in Canada, rispetto a possibili abusi (espropriazioni, sospensione di licenze etc…). Il CETA è il primo accordo commerciale dell’UE che prevede il nuovo approccio europeo per la protezione degli investimenti e la risoluzione delle dispute fra investitore e Stato, oltre a misure specifiche sulla protezione dei lavoratori, dei consumatori e dell’ambiente. Il precedente sistema ISDS (c.d. Investor State Dispute Settlement) è stato integralmente sostituito dalla nuova formulazione che prevede un sistema di Corti (c.d. Resolution on Investment Disputes/Investment Court System – RID/ICS).
È un sistema più equo, più trasparente e istituzionalizzato per la risoluzione delle controversie in materia di investimenti. Esso introduce innovazioni importanti in questo settore, che garantiscono un elevato livello di protezione mantenendo al contempo il pieno diritto dei governi di legiferare e di perseguire obiettivi di interesse pubblico come la protezione della salute, della sicurezza o dell’ambiente.
L’accordo è ritenuto favorevole su questioni di nostro specifico interesse quale quello delle regole di origine e soprattutto sulla protezione della proprietà intellettuale e delle Indicazioni Geografiche ed il mutuo riconoscimento delle qualifiche professionali. Di notevole interesse per le nostre imprese operative nel settore degli appalti pubblici potrebbe inoltre essere il Programma di sviluppo infrastrutturale, di recente approvato dal Parlamento canadese, del valore di circa 60 miliardi di dollari per spese da effettuarsi nei prossimi 10 anni.
Il Canada e l’Italia condividono gli stessi principi sulle questioni globali e regionali, e sono partner in molte istituzioni multilaterali quali le Nazioni Unite, il G7 e la NATO. La grande e dinamica comunità Italo-canadese è attivamente impegnata nei vari aspetti – culturali, sociali, economici e politici – delle nostre relazioni bilaterali. L’interscambio commerciale bilaterale è in costante crescita: nel 2015 l’Italia è stata l’ottavo maggiore Paese fornitore ed il tredicesimo mercato di destinazione, con esportazioni verso il Canada per circa 3,7 miliardi di euro. Con un interscambio di oltre 5 miliardi, la bilancia commerciale tra i due Paesi si è confermata favorevole all’Italia. L’interscambio è peraltro caratterizzato da un buon grado di complementarietà con esportazioni italiane verso il Canada soprattutto di macchinari, prodotti chimici, mezzi di trasporto, prodotti alimentari e bevande ed importazioni dal Canada di cereali, pasta di legno, macchinari e combustibili minerali. Si stima che il CETA potrà determinare una crescita dell’interscambio UE-Canada di beni e servizi di circa il 23% equivalente a circa 26 miliardi di Euro e la creazione di posti di lavoro attraverso l’aumento di scambi commerciali ed investimenti (ogni miliardo di euro in esportazioni provenienti dall’UE supporta in media 14.000 posti di lavoro, i quali tendono a essere meglio remunerati rispetto a quelli che non dipendono dalle esportazioni).
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